L’importanza del primo chilometro in gara

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Per i runners, il detto “chi ben comincia è a metà dell’opera” rappresenta un’indiscutibile realtà. La corretta impostazione del ritmo, lungo il primo chilometro di corsa, è fondamentale per la riuscita della gara, a prescindere dalla lunghezza del circuito dove la stessa si svolge.


La partenza, nel running, è un momento emozionante ma anche delicato: la motivazione è alle stelle, così come le prestazioni fisiche, e l’istinto potrebbe suggerire di “spingere” al massimo, per portarsi in vantaggio e distaccare il più possibile gli altri concorrenti. Scelta comprensibile, questa, ma per nulla strategica. Esagerare con la potenza e la forza, all’inizio della gara, può inficiare il risultato della stessa e vanificare tutti gli sforzi del runner, compresi quelli che riguardano l’allenamento pre-agonistico. E questo perché, come anticipato, una competizione di running è fatta, soprattutto, di ritmo costante.

Il podista deve saper dosare le sue forze lungo tutta la durata della corsa, mantenendosi sempre al di sotto delle effettive potenzialità personali, al fine di poter compiere improvvisi e necessari “sprint”, per superare o distaccare gli avversari.
Un aiuto, per una corretta impostazione del ritmo da tenere sin dall’inizio della competizione, può essere dato da una formula, usata anche da Giorgio Rondelli per allenare i suoi atleti (tra i quali, ricordiamo, vi è anche il campione olimpionico Alberto Cova).
I minuti e i secondi “persi” durante una gara, a causa di una sbagliata impostazione della partenza, si calcolano nel seguente modo: (TKE – TKM) x 3/8, dove TKE rappresenta il tempo effettivo misurato al primo chilometro, mentre TKM è quello medio, sempre riferito ai primi 1.000 metri della gara, che si ottiene rapportando la durata della stessa ai chilometri complessivamente percorsi.

Il team di RunningMania

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