Energy Drink e Bibite Zuccherate quanto ci costano?

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Non solo calorie in numeri. Per persuadere gli adolescenti a mutare il consumo di energy drink, bevande zuccherate o succhi, troppo calorici e poco salutari, verso bevande (o menu) più sane, sarebbe utile indicare a chiare immagini quanto costa in termini di sforzo fisico lo smaltimento di cotante calorie.

È la strategia esposta da un gruppo di ricercatori della Johns Hopkins University Bloomberg School of Public Health, e pubblicata on line sull’American Journal of Public Health, osservando i comportamenti di un gruppo di adolescenti afroamericani.

LO STUDIO – Mettere i giovani davanti a un fatto concreto. Ovvero quantificare su pannelli in bella vista all’interno di negozi di alimentari il numero di calorie introdotte, numero di cucchiaini di zucchero correlati e i corrispettivi passi e minuti per smaltire il tutto, avrebbe la sua efficacia. Almeno secondo la tesi di ricercatori americani che tra l’agosto 2012 e giugno 2013 hanno monitorato le oltre 3 mila tipologie di lattine acquistate da giovani fra i 12 e i 18 anni e i possibili cambiamenti nelle abitudini prima e dopo la vista delle indicazioni dietetiche e sportive.

QUANTI KM? – Nello specifico, i ricercatori avevano utilizzato quattro tipi di informazioni: “Sai che una bottiglia di soda o succo di frutta ha circa 250 kcal?”, “Sai che contiene circa 16 cucchiani di zucchero?”, “Sai che per smaltirla occorre correre per 50 minuti?” oppure “camminare per 8 km?”. Intervistando il 25% dei giovani acquirenti, i ricercatori hanno rilevato che fra questi il 35% era rimasto indifferente ai pannelli, il 59% ne aveva preso atto ma il 40% aveva corretto la scelta della bevanda.  

I RISULTATI – I pannelli, affermano i ricercatori, hanno sortito l’effetto desiderato: prima della mostra di sé il 98% degli acquirenti privilegiava bevande zuccherose, calato poi all’89% alla vista dei costi fisici. Tradotto, in sostanze liquide, nel passaggio dalle precedenti 203 calorie a sole 179, tanto che nel periodo di osservazione la percentuali giovani che ha scelto di non acquistare più bevande dolci si è elevata dal 27 al 33% ed il consumo di acqua è passato dall’1 al 4%.

LE SPERANZE – Uno studio non basta per cantare vittoria, ma ci sarebbero le premesse per educare i giovani, sufficientemente grandi per fare acquisti in autonomia, con una modalità semplice a basso costo a scelte alimentari più sane.  Utili cioè a ridurre fattori di rischio – che comprendono anche di bevande zuccherate o gli alimenti grassi – per sovrappeso e obesità: un problema sempre più in aumento fra le fasce di popolazione ancora in erba.

Francesca Morelli

http://www.fondazioneveronesi.it/

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