Running: le due facce del dolore

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Running: le due facce del dolore

Il dolore è una condizione ben nota a tutti i runner e può essere correlato sia alla fatica che a veri e propri danni fisici. Ecco come comprenderlo e superarlo.

A chi non è mai successo di ritrovarsi alle prese con una salita che sembra non terminare in più, con un fondo medio su un terreno tutt’altro che semplice o con una crisi a pochi metri dal traguardo?
È in momenti come questi che il corpo, in evidente stato di allarme, ci comunica il proprio disagio attraverso uno dei segnali fisiologici più antichi: il dolore. Questa sensazione può essere generata sia dalla semplice fatica fisica che da situazioni più d’emergenza come lesioni ed infiammazioni. Ciò che è importante però è imparare a capirlo, ascoltando il proprio corpo ed accettando i segnali che esso ci manda, senza ignorarlo. Il dolore infatti riveste una fondamentale funzione nella sopravvivenza degli individui come messaggio riguardo la necessità di reagire in seguito ad un danno all’integrità fisica o ad un’aggressione. Vediamo come rapportarci ad esso.

Running: le due facce del dolore

La vulnerabilità della complessa macchina chiamata uomo, ed in particolare del runner, si evince considerando questi semplici numeri: 800 battute del piede contro il terreno ogni 1600 metri in corsa, da 3 sino ad 8 il peso del proprio corpo la forza trasmessa solamente a gambe e piedi ad ogni falcata. Ogni allenamento, ogni maratona sono letteralmente tonnellate di spinta e carico. La sopportazione del dolore generato da fatica fisica è un fattore prettamente individuale. Esistono però dei modi per attenuarla o “ingannare” il corpo: alcuni studi scientifici, ad esempio, hanno illustrato che, a parità di sforzi compiuti, si manifesta una resistenza alla fatica maggiore quando sia presente della musica, possibilmente gradita al fondista. È questa una sorta di distrazione per il cervello, che aiuta a percepire in misura minore il dolore generato da sforzo fisico, che rappresenta comunque una situazione non pericolosa poiché non può condurre oltre determinati limiti.

Differente è il discorso per quanto concerne la natura dolorosa data da lesioni ed infiammazioni. Una tendinite, ad esempio, può generare sofferenza durante la sessione di allenamento che può però rimanere inascoltata ma che induce inevitabilmente allo stop. Il runner dovrebbe imparare a conoscere i fastidi che, di volta in volta, possono colpirlo, facendo distinzione però fra il male da sovraccarico e quello da infortunio vero e proprio. I dolori muscolari all’indomani di un allenamento particolarmente intenso o di una gara dovrebbero indurre ad una maggiore prudenza, soprattutto se il disagio si attenua visibilmente con il riscaldamento. In tal caso non è necessario fermarsi ma basta modulare la quantità evitando l’intensità.

Running: le due facce del dolore

Se il dolore viene invece percepito in un preciso punto del muscolo, del tendine o dell’articolazione urge una precisa diagnosi ed il problema non può essere risolto con una semplice corsa di riscaldamento, anzi, tale ulteriore sforzo fisico potrebbe comportare persino delle complicanze non indifferenti. Mai ignorare il dolore quindi, o si rischia di peggiorare la propria condizione. Correre fa bene, ciò è innegabile, tuttavia occorre non sottovalutare eventuali disturbi e dolori e consultare per tempo un medico specialista.

 

 

Il Team di RunningMania