La paura di vincere

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Può succedere che quando un atleta sperimenta un successo non preventivato, viva la preoccupazione di dover dimostrare di valere tale prestazione e quindi sperimenta ansia per la prossima prestazione dove tutti aspetteranno una sua conferma o meno.

E’ importante per l’atleta o la squadra una buona preparazione mentale volta alla gestione della vittoria ed allo sviluppo dell’autoefficacia personale che ti permette di tirare fuori le risorse personali quando devi affrontare una situazione difficile o sfidante.

Inoltre è importante per chi sperimenta un successo inaspettato sviluppare anche la resilienza che ti permette di affrontare e gestire eventuali successive non vittorie o sconfitte.

Se l’atleta o la squadra non possiede la preparazione volta ad un approccio meditativo che ti fa centrare sul presente, sul momento presente, sul qui e ora, è possibile sperimentare una scarsa motivazione a continuare la preparazione sportiva e alle successive competizioni. Pertanto è importante che sia gli atleti che gli allenatori siano formati dal punto di vista degli aspetti mentali.

L’idea di aver vinto una gara importante potrebbe mettere gli atleti nella condizione di arenarsi in questa vittoria tanto da impedire loro di concentrarsi per la prossima. Diventa difficile per loro affrontare la gara successiva poiché l’euforia e il grande entusiasmo vissuto dopo una vittoria importante, impedisce loro di andare avanti, rimanendo ancorati pertanto a quella vittoria. Nutrendosi, dunque, di quel successo, fanno in modo che questo basti per le prossime gare.

In che modo è possibile mettere gli atleti nella condizione di reagire di fronte a questa paura?

Cosa facciamo di fronte ad una situazione del genere? Innanzitutto si può fare un lavoro di autoconsapevolezza con l’atleta volto a riconoscere i sintomi dell’ansia e a interpretarli correttamente. Successivamente si possono insegnare metodi e tecniche di rilassamento volte a ridurre il livello di ansia.

Inoltre si può fare un lavoro attraverso le visualizzazioni o l’ipnosi per accompagna l’atleta, in situazione protetta, ad affrontare gradualmente la situazione temuta per aiutarlo a ridurre e padroneggiare l’ansia in quella specifica situazione. Inoltre si può cercare insieme all’atleta o alla squadra di elaborare e far in modo di desensibilizzare alcuni pensieri disturbanti.

Sergio Mazzei, Direttore dell’Istituto Gestalt e Body Work, a cui devo buona parte della mia formazione di psicoterapeuta della gestalt, affermando nel mio testo Sviluppare la resilienza, che: “Evidentemente il senso della resilienza in buona sostanza equivale all’avere coraggio, all’insistere nel raggiungere il proprio scopo e dunque al non sottrarsi alla propria esperienza, qualunque essa sia, al non censurare o negare la propria verità, allo stare con il proprio dolore e impedimento, al tener duro anche se le circostanze sembrano insostenibili.” Inoltre spiega come la cultura occidentale può essere limitante: “La cultura occidentale predilige le funzioni logiche dell’emisfero sinistro mentre rifiuta in larga misura quelle proprie dell’emisfero destro ed è per questo motivo che i nostri poteri dell’immaginazione, della visualizzazione e della fantasia vanno sempre più atrofizzandosi. Siamo abituati ad immaginare e percepire ciò che è nella linea dei nostri introietti, ovvero di ciò che dobbiamo essere piuttosto che di ciò che siamo. Per il neurofisiologo Karl Pribram e il fisico quantistico David Bohm, noi viviamo all’interno di una specie di gigantesco ologramma modellato dalle nostre convinzioni ed il nostro potenziale evolutivo risiede nella nostra abilità di controllare le conclusioni a cui arriviamo su noi stessi. Se pensiamo in un modo, così saremo. La nostra mente ha dei poteri immensi di intervenire sul corpo, ma poiché non ne siamo consapevoli, non siamo in grado di usarli.”

E’ importante anche far leva sull’allenatore che dovrebbe conoscere le potenzialità dei propri atleti o squadra, i punti di forza e di debolezza, dovrebbe costruire con loro progetti di obiettivi raggiungibili, stimolanti, da rivalutare all’occasione, dare feedback adeguati, spiegare le sedute di allenamento, l’importanza del gesto sportivo, il significato, raccontare aneddoti, far parte della storia sportiva degli atleti o della squadra, condividere momenti di gioia e sofferenza, di vincite e di sconfitte, essere disposto ad ammettere di aver fatto un errore, di aver preteso, di aver sottovalutato, di non aver considerato.

L’allenatore può intervenire sull’autoefficacia attraverso la programmazione di sedute di allenamento che favoriscano esperienze di superamento graduale e progressivo degli ostacoli e delle difficoltà. Deve conoscere le abilità dei propri atleti e con questa conoscenza costruire un programma di preparazione che si basi su obiettivi concreti e reali. Fissare obiettivi limitati, raggiungibili e progressivamente più ambiziosi è uno dei modi migliori per aumentare l’autoefficacia dell’atleta.

E’ importante sottolineare i comportamenti positivi con i rinforzi come la propria approvazione: “Bravo”, “Bene” e valorizzare ogni progresso per aumentare l’autostima.

L’allenatore ha una grande importanza nello sviluppare le motivazioni giuste: graduando le prove con le quali l’atleta deve cimentarsi, trovare le ragioni convincenti per mettere l’atleta ogni volta alla prova, negoziando il raggiungimento di mete sufficientemente (ma non esageratamente) difficili, monitorando i progressi dell’atleta, insegnando a trarre lezioni dagli insuccessi.

Ogni atleta desidera essere rinforzato per la qualità della sua prestazione più che per la vittoria.

Talvolta, invece, l’allenatore è più preoccupato a vincere o a non perdere piuttosto che essere interessato alla prestazione dei suoi atleti.

I famigliari possono contribuiscono al benessere o al malessere dell’atleta, durante il percorso sportivo l’atleta ha necessità di prendere decisioni sul proseguo della sua carriera sportiva, ha bisogno di proiettarsi sul futuro per immaginare quello che potrà essere, diventare, fare se dovrà abdicare dal mondo sportivo per motivi vari, esempio, infortunio, calo motivazione, impegni di allenamento diventati gravosi.

 

 

http://runningpassion.lastampa.it/news/paura-vincere-3102800

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