Saperne di più sulla corsa: la bioenergetica

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Saperne di più sulla corsa: la bioenergetica

Il running non è fatto solo di sensazioni e riscontri cronometrici: la bioenergetica aiuta ad approfondire ciò che si cela dietro la corsa per saperne di più

Andare alla scoperta degli aspetti che si celano nella corsa può essere molto utile per rendere l’esercizio fisico più consapevole ed evoluto; non sono pochi i runners interessati a conoscere i “dietro le quinte” del funzionamento del corpo, che non si accontentano delle sensazioni che provano mentre corrono o a cui non basta il conforto del cronometro ai loro miglioramenti. C’è chi vuole saperne di più, ad esempio, sulla biochimica umana e sulla fisiologia, e grazie alla bioenergetica è possibile capire come funziona il nostro organismo mentre si corre e si svolge attività fisica.

Saperne di più sulla corsa: la bioenergetica

Informarsi sui meccanismi che regolano il nostro corpo significa conoscere innanzitutto quali sono i propri limiti, la durezza dell’allenamento da seguire, il regime alimentare più adatto in base alle proprie caratteristiche e al tipo di gara sulla quale ci si vuole misurare e quando, sia in gara che in allenamento, arriva il momento in cui non si può fare altro che cedere alla fatica. Nell’ambito della bioenergetica risulta particolarmente interessante il libro scritto da Tony Leech ed Eric Newsholm – intitolato “The Runner” – che approfondisce vari aspetti legati al corpo e alla corsa.

Leggendo il loro testo, si può scoprire ad esempio che in un organismo in salute si trovano riserve di glucosio che garantiscono sufficiente energia per circa un’ora e mezza di corsa; per tale ragione, il corpo si attiva alla ricerca di una forma di carburante alternativa per poter correre su distanze che impegnano l’atleta per più di 90 minuti e questo carburante alternativo è rappresentato dagli acidi grassi.

Saperne di più sulla corsa: la bioenergetica

L’impiego di acidi grassi è però dettato da esigenze di sopravvivenza, al fine di preservare sufficiente glicogeno epatico per mantenere le funzionalità del cervello e prevenire l’ipoglicemia. Una volta esaurite le riserve di glicogeno muscolare, subentra l’ossidazione degli acidi grassi che però non consente di mantenere l’azione muscolare altrettanto efficace, di conseguenza la velocità si riduce e aumenta il dolore.

L’ossidazione degli acidi grassi per preservare il glicogeno epatico aiuta a prevenire l’ipoglicemia, ma espone il podista ad altri problemi come ad esempio diabete, arresto cardiaco, inedia e shock. Questa è la spiegazione nel dettaglio di ciò che avviene quando “finisce la benzina” (espressione molto utilizzata nel running ma non solo), ovvero quando l’atleta esaurisce le scorte di glicogeno immagazzinate nell’organismo.

Il Team di RunningMania